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I maggiori governi asiatici firmano un accordo di 'Non proliferazione Micro

25 Maggio 2004

L’open source entra con decisione nelle preferenze dei paesi asiatici come Cina, Giappone, India ecc.
Notizia di per sè già nota, ma entriamo nel dettaglio dei perchè di una simile scelta, non è soltanto questione economica o di ‘boicottaggio’ dei colossi americani, ….

è anche una questione di timori nei confronti di un software proprietario e chiuso, dietro il quale si potrebbero nascondere ingerenze dell’intelligence statunitense.
È dunque conferma di come un software open source sia più sicuro e affidabile di un altro del quale non conosciamo mai esattamente le mosse.
La paura per questi paesi è quella di portare in casa, o peggio ancora in azienda un ‘cavallo di troia’ che di nascosto ci spia ed invia informazioni riguardo i nostri affari.
Una svolta piuttosto importante fu raggiunta durante un meeting svoltosi a Pechino lo scorso aprile, nel quale i rappresentanti di Cina, Giappone e Corea del Sud hanno stipultato un accordo che li impegna nello sviluppo di comuni standard tecnologici, dalla telefonia all’informatica, tutti basati su software open source.
nello stesso periodo veniva annunciata per questa estate la prima release di asianux, il sistema desktop basato su linux creato dalla fusione delle due maggiori distro asiatiche, la cinese Red Flag e la giapponese Miracle Linux.

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