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Amico Agile

25 Novembre 2016

hands-1691221_1920Diego Piacentini da Amazon (che non è una città), Commissario Straordinario per l’attuazione dell’, sta costituendo il suo Team per la Trasformazione Digitale che, almeno nei piani del Governo, porterà il nostro Paese se non nel futuro almeno nella contemporaneità tecnologica.

Di Piacentini già sappiamo che lavorerà per due anni gratis (anzi, pro bono, che forse, chissà, è il modo di lavorare gratis dei manager). Nessuno ha avuto nulla da eccepire su questo, ovviamente. Abbiamo invece – meno ovviamente – registrato una levata di scudi contro l’Assessora Marzano che a Roma ha pensato “di coinvolgere, a titolo gratuito e senza alcun onere a carico dell’Amministrazione Capitolina, le realtà esperte di software libero per agevolare la migrazione verso tale tipologia di software e svolgere iniziative mirate alla formazione del personale dipendente”. Il motivo per cui se lavora gratis (anzi, pro bono) Piacentini va bene mentre se lavorano pro bono (anzi, gratis) le associazioni di volontariato (che lavorano gratis sempre, non solo quando chiamate dalle Istituzioni) non va bene sfugge alle nostre capacità di comprensione, ma tant’è, questa è un’altra storia.

Del Team sappiamo invece che la maggior parte dei ruoli sarà remunerata tra i 70.000 € e i 120.000 € all’anno”. La pagina “Lavora con noi” del sito istituzionale permetteva di presentare la propria candidatura per le posizioni aperte di sviluppatori, esperti di sicurezza, Content Designer ecc. Di alcune posizioni (Chief Technology Officer – Tecnologia e Architettura, Applied Data Scientist, Relazioni Sviluppatori, Comunicazione e PR, Assistente Tecnico e Coordinatore delle attività, Affari regolamentari nazionali ed europei), invece, fin dall’inizio sapevamo che “[erano] formalmente aperte ma abbiamo già candidati che ci piacciono e con i quali stiamo perfezionando l’accordo di collaborazione”. I nomi di questi candidati “già piaciuti” sono stati resi noti in questi giorni nella solita pagina del sito.

Non conosco nessuna delle persone che, oltre a Piacentini e Barberis, sono entrate nel “team”. Non ho nessun titolo quindi per giudicarne il valore, e neanche l’intenzione; peraltro so per certo che almeno qualcuno di loro è persona molto degna del posto che è stato chiamato a ricoprire e non ho ragione di pensare il contrario anche per gli altri.

Da cacciatori di dettagli abbiamo però notato – e annotato – che quasi tutti nel loro profilo hanno parlato del modo in cui sono entrati nel team:

Simone Piunno:Faccio parte di quelli che non se ne sono mai andati perché ho avuto la fortuna di trovare in Italia ambienti stimolanti, internazionali, con progetti d’avanguardia e soprattutto brillanti compagni di viaggio che regolarmente sono diventati cari amici. È stato proprio uno di questi a presentarmi a Diego. Da anni speravo che il tema di una strategia digitale si imponesse finalmente nell’agenda nazionale e quando Diego mi ha proposto di entrare nella squadra ho accettato entusiasta questa sfida“.

Raffaele Lillo:L’incontro con il Team per la Trasformazione Digitale è stato una scoperta casuale e imprevista (serendipity, direbbero oltreoceano), resa possibile da conoscenze professionali in comune. Dopo una breve conversazione con Diego, mi sono subito appassionato all’idea di creare una startup agile all’interno della complessa macchina della Pubblica Amministrazione italiana“.

Giovanni Bajo:Quando sono stato contattato da Diego, ero inizialmente curioso dell’iniziativa ma ho approcciato l’incontro con un po’ di scetticismo. Diego ha saputo trasmettermi non solo l’entusiasmo per il progetto, ma anche la consapevolezza che possiamo davvero fare qualcosa per migliorare il nostro Paese“.

Guido Scorza: “È stato Paolo Barberis, Consigliere per l’Innovazione del Presidente del Consiglio a presentarmi Diego Piacentini in occasione di una delle sue prime visite a Palazzo Chigi.”

Marisandra Lizzi:Ho conosciuto Diego nel 2003 perché ci serviva qualcuno che convincesse la stampa italiana che l’eCommerce non era morto nel nostro Paese”.

Simone Surdi:Dal maggio 2014 all’aprile 2016 ho collaborato con la Segreteria Tecnica del Ministro dello Sviluppo Economico, in particolare su politiche legate all’innovazione e su azioni mirate all’attrazione di investimenti in settori ad alto contenuto innovativo. Il 10 febbraio leggo sui giornali che Diego Piacentini sarebbe tornato in Italia per lavorare 2 anni per il Governo Italiano sul digitale e sull’innovazione e gli scrivo subito una mail. Obiettivo: poter lavorare con lui, a qualsiasi condizione“.

Tranne Giovanni Bajo, che è rimasto sul vago pur sottintendendo di non essere stato lui a cercare quell’incarico, tutti dichiarano di essere stati chiamati in virtù delle loro conoscenze, dirette o indirette, personali o professionali, con Piacentini o com Barberis. Sono quindi amici, o amici degli amici, o conoscenti, o (ex) collaboratori. E questo non è un male in sé: ovvio che se devo (ma posso?) scegliere un collaboratore preferisco scegliere tra le mie conoscenze. Viene però da chiedersi se sia questo il segnale di novità di cui abbiamo maledettamente bisogno. D’accordo che sono chiamati all’innovazione digitale, ma avrebbero potuto cominciare con l’innovazione dei comportamenti, delle abitudini, delle procedure, delle prassi. Altrimenti come possiamo pensare, ad esempio, che quel link alla pagina “Lavora con noi” serva realmente a inviare il proprio curriculum nella speranza di una vera selezione basata sui titoli, sulle competenze e sulle esperienze maturate? Come possiamo pensare che, nella patria delle clientele, del nepotismo, dei conflitti d’interesse e degli inciuci, stavolta sia diverso? Finora non sembra molto, ma abbiamo speranza. Soprattutto, pur sapendo che la missione è tutt’altro che agevole, giudicheremo i risultati.

Ma se è vero – come è vero – che Piacentini lavororerà pro bono, tutto il resto rischia di sembrare pro forma.

Marco Alici

Fonte: http://www.techeconomy.it/2016/11/25/amico-agile/

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